Kawasaki ha iniziato a produrre moto dopo aver portato avanti tante altre attività, sfruttando l'esperienza di progettazione motori per l'aeronautica. Nel 1996 si contano già 10 milioni di moto prodotte, sempre all'insegna dell'innovazione e sviluppo tecnologico, quest'ultimo vera mission per l'azienda, il cui raggio d'azione è comunque ben più ampio del solo settore motociclistico. Già nel 1930 si vedevano le prime esperienze sulle due ruote. In serie industriale, la produzione inizia però intorno agli Anni Sessanta.
Un modello per tracciare la storia
Gli Anni Sessanta vedono un modello sviluppato esclusivamente per le gare di cross e almeno altri tre modelli da strada di successo, dotati di potenza e accelerazione notevole, come nel caso della Kawasaki H1 500 del 1969.
Quest'ultimo è il modello che ha disegnato la storia in un mondo dominato dai motori 4 tempi.
La H1 500 era spinta da un
bicilindrico a 2 tempi, richiesta per il mercato americano e successivamente venduta in tutto il mondo. Questa 500 cc era filante, potente e aveva l'impennata facile grazie a 60 cv e un fondo corsa di 8000 giri, un cambio a 5 rapporti e un triplo carburatore. Un rumore che era quasi un sibilo fino a 200 Kmh e una accensione elettronica che avviava una accelerazione 0-100 Kmh in 4 secondi. Da migliorare la telaistica e l'impianto frenante, ma è innegabile che questa moto ha costituito il fulcro della storia del marchio. La produzione è proseguita fino al 1977, con oltre 200 mila unità prodotte.
Altri modelli hanno poi generato ulteriori sviluppi tecnologici che
Kawasaki ha sempre portato avanti con passione cercando di mettere a disposizione di tutti sicurezza, sportività ed efficienza. Le moto di oggi, ad esempio, vantano grande rapporto qualità - prezzo, affidabilità e una politica commerciale molto aggressiva che il brand promuove a vantaggio per stimolare il cliente all'acquisto.
Della storia, oltre al nome, è rimasto il classico colore verde lime.
Il colore verde
Il
verde Kawasaki è un colore tipico del brand che ha una sua storia, iniziata quasi per caso e decisamente controcorrente. Nelle competizioni di fine Anni Sessanta il verde lime era considerato dall'opinione popolare un colore che portasse sfortuna e abbinato alle sconfitte. Impossibile vincere una gara se il pilota o la moto ""hanno addosso"" qualcosa di verde. Entrambi i piloti Kawasaki si presentarono vestiti di verde lime e trovarono presto il successo. La storia vuole dimostrare che Kawasaki ama andare oltre le opinioni pubbliche e convenzionali, dimostrando che è possibile crescere anche quando a detta di molti le condizioni sono avverse.